L’Italia è tra i Paesi con la più alta incidenza di fratture di femore nel mondo, con oltre 300 casi ogni 100.000 abitanti nelle donne e più di 150 negli uomini. Nonostante una lieve riduzione dell’incidenza standardizzata per età, l’invecchiamento progressivo della popolazione comporterà un aumento esponenziale dei casi globali, stimati in oltre 4,5 milioni entro il 2050.
Le conseguenze cliniche e sociali delle fratture da fragilità sono drammatiche: un eccesso di mortalità del 20% nel primo anno, meno del 50% di recupero dell’autonomia funzionale e costi sanitari paragonabili a quelli degli eventi cerebrovascolari.
La frattura di femore rappresenta inoltre un potente marcatore di rischio per nuove fratture, spesso entro pochi mesi dall’evento indice, per la combinazione tra fragilità scheletrica sistemica e rischio elevato di caduta.
Sebbene la prevenzione secondaria (farmacologica e non farmacologica) sia raccomandata universalmente, la sua applicazione nella pratica clinica rimane insufficiente. Le Note AIFA 79 e 96 forniscono un quadro regolatorio chiaro sull’impiego dei farmaci anti-osteoporotici e sulla supplementazione di vitamina D, quest’ultima fondamentale anche nella riduzione del rischio di cadute nei soggetti fragili.
La letteratura propone il modello del Fracture Liaison Service (FLS) come strategia organizzativa efficace per ridurre le rifratture, basato su una gestione integrata tra specialisti dell’osso e Medici di Medicina Generale.
In questo contesto, il MMG diventa il punto cardine del percorso: identifica i soggetti che hanno subito una frattura da fragilità, esclude cause secondarie e avvia tempestivamente interventi di prevenzione secondaria, garantendo continuità assistenziale e aderenza terapeutica.
L’incontro formativo si propone dunque di fornire ai Medici di Medicina Generale strumenti pratici, aggiornamenti e modalità operative per consolidare la presa in carico di questi pazienti secondo le più recenti evidenze e normative nazionali.