L'inattività fisica, definita come il mancato raggiungimento dei livelli minimi di esercizio raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - cioè almeno 150 minuti settimanali di attività moderata o 75 minuti di attività intensa - e la sedentarietà, cioè la condizione caratterizzata da periodi prolungati in posizione seduta o reclinata, rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica ed ogni anno causano 5.300.000 decessi a livello globale (Lee IM et al, Lancet Physical Activity Series Working Group. Effect of physical inactivity on major non-communicable diseases worldwide: an analysis of burden of disease and life expectancy. Lancet. 2012). In Europa, secondo i dati dell'OMS, una persona su due dichiara di non praticare sport o esercizio fisico ed in Italia secondo l’OCSE il 44,8% degli adulti non raggiunge la quantità minima di attività fisica (AF) raccomandata dall’OMS (Rapporto Osservatorio Valore Sport 2023. Sport e Salute. 2023).
Il comportamento sedentario e l'inattività fisica (SedIF) sono tra i principali fattori di rischio modificabili a livello mondiale per le malattie cardiovascolari aterosclerotiche, metaboliche (diabete di tipo II), oncologiche (in particolare il cancro del colon nell’uomo e della mammella nella donna), neurologiche (demenze) e psichiatriche (depressione). Le persone classificate come fisicamente inattive hanno una probabilità 1,4 volte maggiore di sviluppare demenza e si ipotizza che la resistenza all'insulina favorisca il declino cognitivo. Inoltre il calo dei livelli di AF unito all’invecchiamento portano a sarcopenia e atrofia muscolare, associate a un aumento del rischio di morte prematura (Kerr NR, Booth FW. Contributions of physical inactivity and sedentary behaviour to metabolic and endocrine diseases. Trends Endocrinol Metab.2022). A livello globale, circa 1,4 miliardi di adulti sono esposti ai rischi associati a questi comportamenti. In particolare, si stima che tra il 2% e il 4% di tutti i casi di tumore siano attribuibili a una scarsa quantità di attività fisica. In Italia, il costo sanitario associato a SedIF è stimato in circa 1,39 miliardi di euro all'anno, con le patologie correlate all'inattività fisica che rappresentano il 9% dei costi totali del Sistema Sanitario Nazionale. A livello europeo, l'OMS stima che circa il 10% dei decessi sia riconducibile alla SedIF ed In Italia, i dati sono altrettanto allarmanti: circa 30.400 morti all'anno sarebbero causate dalla SedIF.
Al contrario è stato ampiamente dimostrato come l’AF abbia incredibili effetti positivi sulla salute: migliora la funzionalità cardiovascolare ed in particolare funzione endoteliale e variabilità della frequenza cardiaca; migliora la sensibilità all’insulina; riduce la viscosità plasmatica; riduce il rischio di infarto del miocardio; aumenta la densità mitocondriale e migliora la funzionalità mitocondriale; riduce l’infiammazione cronica e sistemica di basso grado; migliora le funzioni cognitive; migliora la composizione corporea aumentando la massa magra e riducendo la massa grassa e soprattutto il grasso viscerale; aumenta la densità capillare; migliora la qualità del sonno; riduce il rischio di sviluppare patologie come ipertensione, sindrome metabolica, diabete mellito di tipo II, osteoporosi, osteoartrite, varie demenze, depressione ed infine varie tipologie di cancro (Lavie et al. Sedentary Behavior, Exercise, and Cardiovascular Health. Circ Res. 2019). Effetti benefici sulla salute si possono ottenere anche solitamente con il cammino (Stens NA et al. Relationship of Daily Step Counts to All-Cause Mortality and Cardiovascular Events. J Am Coll Cardiol. 2023). Bastano poco più di 2000 passi giornalieri per avere miglioramenti sulla funzione cardiocircolatoria mentre la dose ottimale di cammino per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari è pari a 7.200 passi e arrivando a circa 8800 si riduce il rischio di mortalità per tutte le cause. Tali ultimi due valori rappresentano limiti che non determinano, se superati, ulteriori miglioramenti sulla salute che si ottengono però se, a parità di passi svolti, si aumenta la velocità di cammino, e dunque l’intensità dell’esercizio. Aumentare l’intensità di un esercizio fisico aerobico ha un impatto sul miglioramento della fitness cardiorespiratoria (Cardiorespiratory fitness - CRF). Questo è di estrema rilevanza clinica tenendo conto del fatto che un numero sempre più crescente di pubblicazioni scientifiche dimostrano che una bassa CRF è associata ad un alto rischio di morte per tutte le cause, rischio di sviluppare patrologie cardiovascolari e di contrarre varie forme di tumori maligni (Ross et al. Importance of Assessing Cardiorespiratory Fitness in Clinical Practice: A Case for Fitness as a Clinical Vital Sign Circulation. 2016;134:e653–e699). La CRF è quindi un “parametro vitale clinico”, il principale fattore indipendente della longevità di successo, rappresentativo non solo dello stato di salute della persona ma anche della sua spettanza di vita (Kodama S et al. Cardiorespiratory fitness as a quantitative predictor of all-cause mortality and cardiovascular events in healthy men and women: a meta-analysis. JAMA. 2009; Clausen JSR et. Midlife Cardiorespiratory Fitness and the Long-Term Risk of Mortality: 46 Years of Follow-Up. J Am Coll Cardiol. 2018).